Plastica sì, plastica no, plastica come
L’Operazione Plastic Free Waters
Il 9 febbraio si è tenuta una riunione rotariana organizzata dal RC Milano Digital con il tema “La Plastica ci sommergerà?”, che ha visto l’eccezionale partecipazione in Interclub di 21 club del nostro Distretto e di diverse Regioni Italiane e con oltre 300 persone registrate.
In questa occasione, esponenti del Direttivo dell’Operazione Plastic Free Waters lanciata dalla Fellowship IYFR, intervistati dal PDG Franz Müller, hanno illustrato la situazione dell’inquinamento marino da plastiche e le attività che questo progetto mondiale sta portando avanti, sia per contribuire, con l’azione dei Rotariani, a fermare questo problema, sia per promuovere l’uso alternativo di plastiche biodegradabili e quindi compatibili con l’economia circolare e la sostenibilità ambientale.
In questi mesi di chiusure, che ci hanno cambiato le abitudini, durante le poche uscite dedicate al supermercato ci siamo accorti di quanta plastica ci circondi. È un materiale, sarebbe meglio dire sono tanti materiali, che ha avuto un’esplosione negli ultimi 70 anni, è servito a facilitarci la vita ed è diventato indispensabile per alcuni usi: pensiamo oggi ai milioni di siringhe che stiamo usando per le vaccinazioni.
Meraviglioso materiale, dunque, che ha un problema: dura troppo.
Impiega secoli a degradarsi e, con l’azione del sole e degli elementi si infragilisce, si frantuma in pezzi sempre più piccoli, più difficile da vedere e da raccogliere, le microplastiche che finiscono dappertutto.
Senza parlare di quelle ancora più piccole, le nanoplastiche, quasi invisibili, che derivano soprattutto dalle fibre artificiali durante i lavaggi in lavatrice dei capi, passano indenni dai filtri e dagli impianti di depurazione dei liquami e finiscono in mare.
Se ci guardiamo intorno, possiamo vedere che la maggior parte degli oggetti che ci circondano sono di plastica, belli perché si prestano ad un design raffinato, leggeri, resistenti. Dunque la usiamo sempre di più, senza pensare a dove finirà la sua vita utile, e le industrie continuano ad aumentare fortemente la produzione, spinte ora anche dal basso costo del petrolio e dal minor uso dello stesso per carburanti, dato che per la pandemia siamo rimasti bloccati nei movimenti abituali.
Nella ricicleria comunale, vediamo mucchi di pezzi di arredo ed elettrodomestici che attendono una destinazione.
Questa è una piccola parte di quello che ci circonda ed anche quella forse più utile: la gran parte è destinata agli imballaggi, all’usa e getta, al vassoietto di polistirene ricoperto di pellicola che contiene una zucchina, che mettiamo distrattamente nel carrello della spesa. Sono montagne, che seguono un lungo percorso di creazione a partire dall’estrazione del petrolio, per poi avere un uso effimero e finire non si sa dove.
Il problema sta proprio qui, nell’ambiente, dove arrivano dopo l’uso. Sono ancora molto pochi i luoghi, anche nei Paesi industrializzati, che hanno in atto una raccolta differenziata ben fatta e attuata con coscienza da parte dei cittadini, ed anche in questo caso, la percentuale effettivamente riciclata a prodotto è modesta, non arriva generalmente al 30%.
Il resto, si spera non venga messo sotto terra nelle discariche.
A beneficio delle future generazioni, ma almeno avviato ai termovalorizzatori per produrre energia e quindi risparmiare combustibile, anche se questo processo, ad onore del vero, come tutte le combustioni, produce CO2 e quindi contribuisce al riscaldamento globale che sta facendoci sperimentare le bizze climatiche, talvolta con conseguenze devastanti.
Questa è già una situazione privilegiata, perché, anche da noi, ma soprattutto nei Paesi più poveri, i contenitori plastici, sacchetti, bottiglie, scatole, vengono lasciati a terra, senza che nessuno li raccolga se non le piogge che li trasportano nei fiumi e da questi al mare. Si calcola che -ora- siano 8 milioni di ton/anno, anche queste in crescita esponenziale.
Nel mare, con il gioco delle correnti, formano grandi “isole” o meglio zone di densità un po’ maggiore, che direttamente o in seguito alla frantumazione in pezzi più piccoli, creano danni irreversibili ai pesci, agli animali e a tutto l’ambiente marino.
Oltre a considerare che l’ambiente marino è fondamentale per la sopravvivenza dell’uomo sulla terra, noi non siamo esenti da questa influenza: le microplastiche mangiate dai pesci che le scambiano per cibo, attraverso la catena alimentare arrivano sulla nostra tavola dove è come se, insieme alla pietanza, mettessimo sempre di contorno una bella carta di credito di pregiata plastica.
IYFR è la Fellowship dei Rotariani che amano navigare, in laghi, fiumi, mare.
È nata, per prima tra le fellowship, nel 1947 e conta circa 3700 soci in 126 flotte distribuite in 44 Paesi.
Chi va per mare è particolarmente sensibile al suo ambiente, vuole che sia chiaro, pulito, popolato da pesci e animali marini.
Per questo, da IYFR è stata creata l’Operazione Plastic Free Waters, con lo scopo di contribuire in maniera rotariana, cioè con chiarezza di vedute, limpidezza di giudizio e comportamenti attivi, a risolvere il problema che ricadrà sulle prossime generazioni.
Tutto questo per ingaggiare sul tema e sulle proposte l’azione precisa dei Club e dei rotariani, seguendo l’Agenda 2030 dell’Unione Europea e le parole d’ordine “REDUCE, REUSE, RECYCLE” che sono il fondamento dell’economia circolare e della Sostenibilità ambientale che recentemente la Fondazione Rotary ha diffuso come settima area di focalizzazione.
Ci sono tre direttrici di attività nell’Operazione PFW.
La prima è l’azione di generazione della consapevolezza del problema e conoscenza dei comportamenti da adottare.
Per questo ci si rivolge agli alunni delle scuole primarie, perché sono ricettivi, possono portare a casa le nozioni e farsi promotori diretti dei comportamenti virtuosi nelle famiglie e assimilare una modalità di vita per il loro domani.
PFW ha preparato e continua a sviluppare dei materiali informatici adatti, affinchè i Rotariani dei Club che vorranno partecipare a questa grande azione mondiale, possano andare nelle scuole, trasmettere le informazioni e stimolare i comportamenti. In questo momento non è facile accedere alle scuole, ma i materiali sono fatti in modo da potere essere usati anche online, con le piattaforme che oramai abbiamo imparato ad usare quotidianamente.
La seconda è di tipo tecnico ed etico.
Dato che gli uomini continuano a riversare nei mari i rifiuti plastici, dobbiamo trovare delle soluzioni per bloccarli. PFW ha quindi radunato dei tecnici che esaminano le possibilità offerte dalla tecnologia mondiale, in maniera indipendente e corretta, per proporre delle soluzioni sostenibili alle istituzioni coinvolte, adoperandosi poi per metterle in rete.
Si tratta di trovare delle barriere efficienti da collocare sui fiumi per convogliare la plastica verso punti di raccolta, da cui deve essere prelevata per le operazioni successive di selezione, riciclo o smaltimento corretto. Il tutto, appunto, prescindendo dagli interessi commerciali di varie entità, che a volte promettono mirabolanti risultati impossibili da ottenere.
La terza è proiettata nel futuro.
Basata su quanto già si sta sviluppando, cioè l’individuazione e la promozione di plastiche biodegradabili che permettano di superare la maleducazione e l’incuria umane, provvedendo a degradarsi per l’azione di microrganismi, se lasciate nell’ambiente.
Un esempio è quello di alcuni degli attuali sacchetti della spesa compostabili, ma ci sono ormai molte altre possibilità di costruire imballi partendo da prodotti naturali, anzi addirittura dal recupero degli scarti domestici umidi.
L’Operazione PFW si sviluppa attraverso una precisa comunicazione, con la presenza su social come Facebook, Twitter, Instagram, YouTube https://www.youtube.com/channel/UCytGvF75E3JiQVIQHZBsSQA e con un sito web www.rotary-iyfr-plasticfreewaters.org in cui oltre alle indicazioni strategiche e alle azioni in corso, sono riportate molte notizie utili da tutto il mondo e le iniziative organizzate.
Tutto questo potrà funzionare se riusciremo a coinvolgere gli amici Rotariani ed i loro Club, seguendo la Vision del Piano Strategico del Rotary: insieme, uniti, per produrre cambiamenti positivi e duraturi nel mondo.
Franz M. Müller PDG, Delegato Distrettuale per Sostenibilità Ambientale D2041
https://www.youtube.com/channel/UCytGvF75E3JiQVIQHZBsSQA