Cosa si può fare con i rifiuti di plastica che non ricicliamo

Cosa si può fare con i rifiuti di plastica che non ricicliamo? La maggiore attenzione all’ambiente, che fortunatamente si sta creando, ha innescato direttive ed incentivi Europei.                                                                                                        Questi atti devono far sì che l’economia circolare sia un obiettivo a cui tendere.                                                                                                                                                                                                                                                                                     Aziende importanti si stanno attivando e,  riguardo alle plastiche, l’obiettivo è tornare in qualche modo alle materie prime da cui fare ripartire il ciclo.                                                                                                                                                                Finora siamo a livello di sperimentazioni, ma si spera che presto si possano attivare processi industriali, che contribuiremo ad alimentare anche con la plastica raccolta nelle acque.

NextChem

Usarli per produrre prodotti chimici “circolari”, in nuovi distretti industriali come quelli progettati da NextChem in Italia. Non tutta la plastica che gettiamo nei bidoni della raccolta differenziata viene riciclata. 

Non tutti gli imballaggi o i contenitori in plastica sono facilmente riciclabili. Se poi si pensa ai tanti oggetti in plastica che gettiamo nei cassonetti dell’indifferenziato, la cosa si complica ancora di più.

Quando si parla di rifiuti di plastica infatti si fa riferimento a una molteplicità di oggetti fatti di polimeri diversi: non possono essere riciclati nello stesso modo, con la stessa resa.

I rifiuti in plastica complessi da riciclare fanno una fine diversa.

in Italia, vengono separati dalla plastica riciclabile e vanno a recupero energetico negli inceneritori, oppure in alcuni casi finiscono ancora in discarica.

Un’altra alternativa però esiste: il riciclo chimico.

09 June 2020, Mecklenburg-Western Pomerania, Photo: Bernd W¸stneck/dpa-Zentralbild/dpa

Cos’è il riciclo chimico

I rifiuti di plastica non riciclabili possono essere riutilizzati grazie a trattamenti che riescono a recuperare il carbonio e l’idrogeno. Ciò prevede l’uso di ossigeno e nessuna forma di combustione.
Quello che si ottiene è il gas di sintesi, un prodotto chimico che viene usato nell’industria chimica come elemento di partenza per realizzare altri prodotti chimici.

Il gas di sintesi ottenuto con il riciclo chimico può infatti essere usato come combustibile oppure per la produzione di altre sostanze, come l’idrogeno, il metanolo e l’etanolo.

A loro volta questi prodotti sono usati come carburanti o come “ingredienti” nei processi chimici industriali.

Rispetto al gas di sintesi prodotto con il metano, quello prodotto grazie ai rifiuti può avere un costo inferiore, ha una minore produzione di emissioni di anidride carbonica.

Quest’ultimo è responsabile dell’innalzamento della temperatura del pianeta e non richiede appunto il consumo di ulteriori fonti fossili.

Il Distretto circolare di NextChem

NextChem, una società del gruppo Maire Tecnimont,  ha sviluppato un’idea per aumentare la quota di rifiuti riciclati grazie a un processo chimico e, contemporaneamente, rendere più sostenibili alcuni dei settori industriali più comunemente associati all’inquinamento.

Il modello di distretto industriale circolare pensato da NextChem si basa sui principi dell’economia circolare, un obiettivo sia per la Commissione europea che per l’attuale governo, Conte agli “Stati generali” dell’estate scorsa.

Il modello integra questa tipologia di riciclo chimico con il riciclo tradizionale (che produce nuove materie prime per stampare nuovi oggetti in plastica) e anche con la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili mediante elettrolisi.

Il gas di sintesi ottenuto con il riciclo chimico può infatti essere usato come combustibile oppure per la produzione di altre sostanze, come l’idrogeno, il metanolo e l’etanolo.

A loro volta questi prodotti sono usati come carburanti o come “ingredienti” nei processi chimici industriali. Rispetto al gas di sintesi prodotto con il metano, quello prodotto grazie ai rifiuti può avere un costo inferiore, ha una minore produzione di emissioni di anidride carbonica (responsabile dell’innalzamento della temperatura del pianeta) e non richiede appunto il consumo di ulteriori fonti fossili.

Il Distretto circolare di NextChem
NextChem, una società del gruppo Maire Tecnimont, ha sviluppato un’idea per aumentare la quota di rifiuti riciclati grazie a un processo chimico e, contemporaneamente, rendere più sostenibili alcuni dei settori industriali più comunemente associati all’inquinamento.

Il modello di distretto industriale circolare pensato da NextChem si basa sui principi dell’economia circolare, un obiettivo sia per la Commissione europea che per l’attuale governo, come ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte agli “Stati generali” dell’estate scorsa. Il modello integra questa tipologia di riciclo chimico con il riciclo tradizionale (che produce nuove materie prime per stampare nuovi oggetti in plastica) e anche con la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili mediante elettrolisi.

 

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